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Communicatio idiomatum

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Communicatio idiomatum è una locuzione latina che significa "comunicazione degli idiomi". Il termine è usato nel Cristianesimo come espressione tecnica nell'ambito della teologia dell'Incarnazione. Sta a significare che nel diofisismo cristologico le proprietà del Figlio di Dio, Verbo o Cristo possono essere attribuite all'uomo Gesù e viceversa.

Il linguaggio della Scrittura e dei Padri della Chiesa mostra che tale scambio reciproco dei predicati è legittimo. Tuttavia esso non è assoluto e in teologia se ne sono discusse le "regole" e le applicazioni.

La questione della communicatio idiomatum, per l'importanza della materia, ha provocato la convocazione di uno dei primi Concili ecumenici, quello di Efeso, tenutosi nel 431.

Il Concilio di Calcedonia (451) ripropose la communicatio idiomatum:

«Perciò in forza dell'unità di persona da intendere né l'una e nell'altra natura si legge nella scrittura che il figlio dell'uomo è disceso dal cielo, mentre il figlio di Dio ha assunto la carne da quella Vergine dalla quale è nato; e di contro si dice che è stato crocifisso esepolto al figlio di Dio, mentre tutto ciò egli ha patito non nella divinità per cui l’Unigenito è coeterno e consustanziale al Padre, ma nella debolezza della natura umana.»
  • Giuseppe Morelli [1] Archiviato il 30 settembre 2013 in Internet Archive., De Sancti Paulini Nolani Doctrina Christologica, cap. IV-V-VI, pp. 43–57, Pontificia Facultas Theologica apud Majus Seminarium, ex Typographica Officina "Forense", Neapoli, 1945
  • Grzegorz Strzelczyk, Communicatio idiomatum. Lo scambio delle proprietà. Storia, status quaestionis e prospettive, Roma, Pontificia Università Gregoriana 2004

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