Ardengo
Soffici
Ardengo Soffici
Nato a Rignano sull'Arno (Firenze) nel 1879 (morto
a Forte dei Marmi [Lucca] nel 1964) Ardengo Soffici fu pittore
e scrittore. Uno dei primi intellettuali italiani a trasferirsi
a Paris a contatto con le correnti più innovative. Nel
1899-1907 visse a Paris, tornò in Italia e partecipò
al movimento della rivista «Leonardo». Attaccò violentemente
nel 1910 su «La Voce» il futurismo, poi diventò seguace
di Marinetti; in «Lacerba» la rivista di Papini si battè,
anche attraverso opere pittoriche, per la riduzione del futurismo
e cubismo. Partecipò volontario alla prima guerra mondiale.
Nel dopoguerra fu uno dei più decisi fautori del ritorno
all'ordine, accampandosi su posizioni contrassegnate da deciso
sciovinismo culturale, dalla esaltazione dei modelli classici
(soprattutto il quattrocento italico) e da scelte tematiche accentuatamente
re gionalistiche. L'itinerario di Soffici pittore e teorico d'arte
si riflette nei versi: dallo sperimentalismo di Bif & zif
18, Simultaneità e Chimismi lirici (1915) che è
una trasposizione dei calligrammi di Apollinaire, alla esteriore
e frigida aulicità di Marsia e Apollo (1938). La parte
più valida è nelle prose diaristiche descrittive
e di me- moria: Arlecchino (1914), Giornale di bordo (1915), Kobilek:
giornale di battaglia (1918), La giostra dei sensi (1919). Qui
la scrittura franta e impressionistica perseguita dai vociani
si arricchisce di un senso innato del colore e del bozzetto. Doti
spesso snaturate da velleità filosofico-moralistiche come
nel romanzo autobiografico Lemmonio Boreo (1911), e nelle prose
tarde: Itinerario inglese (1948), Passi tra le rovine (1952),
D'ogni erba un fascio (1958). Soffici è autore anche di
saggi di critica d'arte: Il caso Rosso e l'impressionismo (1909,
con cui fu scoperto lo scultore Medardo Rosso), Cubismo e futurismo
(1914), Estetica futurista (1920), Giovanni Fattori (1921), Armando
Spadini (1926).
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